La de-globalizzazione è un termine che sentiamo spesso ultimamente, ma che cosa significa in realtà? In un mondo sempre più interconnesso, la de-globalizzazione sta diventando una tendenza inarrestabile? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Che cos’è la de-globalizzazione?

La de-globalizzazione è un processo in cui le economie mondiali diventano meno dipendenti l’una dall’altra. Ciò può essere dovuto a una riduzione del commercio internazionale, delle investimenti esteri o della migrazione. La de-globalizzazione può anche essere definita come una tendenza al ripristino dei confini nazionali.

L’effetto principale della de-globalizzazione è quello di rafforzare le economie nazionali e proteggere i mercati locali da impatti esterni, come la competizione globale. Tuttavia, ciò può avere effetti negativi sugli investimenti stranieri diretti, l’innovazione tecnologica e altri benefici che derivano dalla globalizzazione.

Perché e come sta avvenendo la de-globalizzazione?

Ci sono diversi fattori che contribuiscono alla de-globalizzazione. In primo luogo, la crescente incertezza politica e geopolitica sta rendendo le imprese sempre più cauti nel fare investimenti a lungo termine in aree del mondo considerate a rischio. In secondo luogo, il crescente protezionismo dei governi sta ostacolando il libero scambio di beni e servizi. Infine, la diffusione dell’innovazione tecnologica sta riducendo la necessità di spostare le attività produttive in paesi con costi inferiori.

La de-globalizzazione si manifesta in diversi modi. Innanzitutto, si traduce in una diminuzione del commercio internazionale e degli investimenti esteri. In secondo luogo, porta ad un aumento delle barriere commerciali e alla restrizione della libertà di movimento delle persone. Infine, porta anche alla contrazione delle attività finanziarie internazionali.

Le relazioni internazionali stanno cambiando e il mondo sembra diventare meno connesso. I commerci globali sono in calo, il numero di passeggeri aerei è in calo e gli investimenti esteri diretti diminuiscono. Queste tendenze suggeriscono una de-globalizzazione, ma è davvero così?

Secondo l’Istituto svizzero di economia KOF, dal 1990 al 2007 la globalizzazione è aumentata rapidamente. Ma, per la prima volta in 40 anni, la globalizzazione ha iniziato a calare nel 2015. Secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), c’è stato un altro calo della globalizzazione nel 2017, quando i livelli di produzione globale sono aumentati fortemente. Un’altra misura della de-globalizzazione sono gli IDE o investimenti diretti esteri.

Gli effetti della de-globalizzazione.

La de-globalizzazione non significa necessariamente che il mondo sia meno connesso. Le persone sono sempre più collegate tra loro e hanno accesso a più informazioni che in ogni precedente fase storica. La tecnologia ha reso possibile questa connessione e continuerà a farlo.

Tuttavia, la de-globalizzazione si sta manifestando in modo più tangibile. Gli stati stanno prendendo misure protezionistiche per limitare il commercio mondiale ed escludere o limitare la vendita di prodotti stranieri. Il numero di accordi commerciali internazionali è diminuito e le difficoltà di mobilità stanno aumentando. In ultima analisi, la de-globalizzazione è un fenomeno complesso che coinvolge le relazioni tra governi, imprese e persone.

La guerra in Ucraina ha dimostrato come la globalizzazione sia a rischio.

La guerra in Ucraina ha dimostrato come la globalizzazione sia a rischio. La guerra ha infatti messo in evidenza le fragilità del sistema economico globale, in particolare la dipendenza dell’Occidente dalle importazioni di energia e le conseguenti vulnerabilità alle azioni geopolitiche degli stati che detengono queste risorse. Ciò avrà un impatto significativo sulle aziende che si affidano alla spedizione di parti da altri paesi agli impianti di produzione nel proprio paese.

Inoltre, la crisi ucraina ha riacceso il confronto tra Oriente e Occidente, mettendo in discussione la capacità dell’Occidente di influenzare positivamente la democratizzazione nelle ex repubbliche sovietiche.

La guerra in Ucraina ha inoltre messo a dura prova la stabilità finanziaria regionale, con i paesi occidentali che hanno dovuto affrontare un calo della fiducia degli investitori. Ciò ha portato a gravi problemi di liquidità sui mercati, e un conseguente rialzo dei rendimenti obbligazionari.

In sintesi, la guerra in Ucraina ha evidenziato come le tensioni geopolitiche possono avere un impatto significativo sulla globalizzazione. La crisi ucraina ha messo in discussione alcuni dei vantaggi economici che la globalizzazione comporta, creando nuove vulnerabilità e presentando sfide che devono essere affrontate con urgenza.

In sintesi, la guerra in Ucraina ha evidenziato quanto sia vulnerabile il sistema economico globale alle pressioni geopolitiche. La crisi ucraina ha dimostrato che l’Occidente non è immune da rischi simili e che le nazioni devono prepararsi ad affrontare un futuro instabile.

Conclusione: un nuovo modello produttivo.

La de-globalizzazione avrà un impatto significativo su come le catene logistiche mondiali funzionano. È chiaro che le aziende dovranno prendere misure per assicurare la continuità delle loro catene di produzione e limitare il rischio di paralisi della produzione, adattandosi alla nuova realtà economica globale. Incorporando queste misure nelle strategie aziendali, anche le più piccole imprese potranno prevenire eventuali problemi legati alle variazioni della supply chain globale.

Le aziende dovranno inoltre sviluppare una nuova conoscenza dei mercati, delle tecnologie e delle risorse disponibili per aiutarli ad affrontare le sfide poste dalla de-globalizzazione. Per esempio, le aziende dovranno imparare a gestire la complessità di una supply chain decentralizzata, a identificare i partner commerciali ideali e a gestire i cambiamenti nella domanda dei consumatori.

Mentre il mondo si muoverà lentamente verso un modello di de-globalizzazione, le catene logistiche dovranno adattarsi per garantire l’efficienza ed evitare interruzioni. Le catene logistiche devono essere rafforzate per affrontare la realtà economica futura e devono essere proattive nel reagire alle mutevoli condizioni del mercato globale.